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28 ottobre 2011 5 28 /10 /ottobre /2011 13:56

E' stato Clint Eastwood a ispirare ai Gorillaz il loro singolo più famoso: "Clint Eastwood" (per l'appunto). Perché hanno scelto lui? Perché questo attore californiano è un imperdibile e leggendario mito di Hollywood, ma ancora di più perché è un regista che ha saputo rubare, dietro la macchina cinema, le emozioni della quotidianità interrotta dal destino e/o dalla violenza di altri uomini, diffondendola e poi amplificandola in qualcosa che va aldilà della stessa scena di un film. Una delle icone del macho dello star system, occhi di ghiaccio e lineamenti che sembrano scolpiti nella pietra, considerato una vera e propria leggenda vivente, Clint Eastwood è un uomo della polvere, ovverosia uno di quegli individui che hanno incarnato il prototipo di quei personaggi che si scontrano con l'aridità del mondo circostante, pur non rinunciando alla propria sensibilità.

Sangue freddo nelle vene
Nato nel 1930 a San Francisco, figlio di un operaio in una fabbrica di acciaio e di una casalinga, Eastwood ha studiato scienze economiche al Los Angeles College, poi si è arruolato come soldato nella United States Army. Non alieno alle avventure, durante un volo da Seattle alla base di Fort Ord, mentre esplodeva invece la guerra di Corea (anni Cinquanta), il portellone del bombardiere dentro il quale viaggiava si spalancò all'improvviso, con il rischio di risucchiarlo fuori. Clint Eastwood, senza perdere la calma nonostante la situazione da panico, trancia un pezzo di cavo dell'interfono e lo trasforma in un piccolo lazzo, con il quale aggancia la maniglia e riesce faticosamente a richiudere la porta, anche se nel frattempo l'aereo perde quota e precipita in mare… Ma il non-ancora-attore non muore, esce dall'aereo vivo per miracolo e raggiunge a nuoto il faro di Port Reyes, coperto dalla nebbia. Più che convito che la carriera militare non fa al caso suo, si impegna in svariati lavori prima di intraprendere quello di attore: da boscaiolo in una segheria a guardiano notturno, da bagnino a conducente di camion e poi impiegato amministrativo, pianista e addirittura trombettista jazz.

Il primo Cowboy
Incoraggiato da due suoi compagni d'armi, gli attori David Janssen e Martin Milner, a fare un provino per la Universal, nel 1954, firma da subito un contratto da 75 dollari a settimana per 40 settimane. Comincia così a lavorare in b-movie horror come La vendetta del mostro di Jack Arnold e Tarantola, anche se, nel frattempo, si aggiudica in modo del tutto casuale (era stato notato da un dirigente mentre era andato a trovare un suo amico negli studi della CBS) la parte del cowboy Rowdy Yates protagonista del telefilm Rawhide (1958-59).

Vera icona
Due sono i registi che consacreranno il suo volto spigoloso e aspro alla gloria: l'italiano Sergio Leone che ne farà suo idolo nel genere degli spaghetti-western e l'americano Don Siegel che immortalerà la sua smorfia da duro. Per il primo, Eastwood indosserà sempre lo stesso poncho senza mai lavarlo in ben tre pellicole: Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo. Mentre per il secondo, avrà lo sguardo tagliente e le labbra sottili dei cowboy metropolitani de: L'uomo dalla cravatta di cuoio, La notte brava del soldato Jonathan, Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! – poi seguito da una lunga fila di sequel anche diretti dallo stesso Eastwood – e Fuga da Alcatraz.

Esordi alla regia
Nel 1966 doveva essere Two-Faces nella serie tv Batman con Adam West, ma lo show fu cancellato e il fisico asciutto e scattante di Eastwood vennero utilizzati in war-movies come Dove osano le aquile e I guerrieri di Brian G. Hutton, il western Impiccalo più alto e il quasi musical La ballata della città senza nome di Joshua Logan. Con i guadagni, fonda la sua casa di produzione, la Malpaso Productions che gli permetterà di realizzare uno dei suoi più grandi sogni, quello di diventare produttore e regista.
Inizia nel 1971 dirigendo il documentario breve The Beguiled: The Storyteller, poi si lancia nel suo primo film a soggetto, il thriller Brivido nella notte che però non ha un grande successo. La recitazione di Eastwood, così come il suo modo di dirigere un film, è essenziale, istintivo, difficilmente calcolato, tanto da essere lungamente criticato anche per gli altri film a venire e da lui diretti (Lo straniero senza nome, Assassinio sull'Eiger, Il texano dagli occhi di ghiaccio, Bronco Billy e Firefox volpe di fuoco).

Temporanea eclissi e rinascita autoriale
Negli anni a venire si distinguerà enormemente come attore nelle mani di John Sturges e soprattutto in quelle di Michael Cimino che nel 1974 lo affiancherà a Jeff Bridges in Una calibro 20 per lo specialista. Poi, in eterna competizione con Burt Reynold per chi dei due dovesse avere il ruolo più maschio nel cinema americano, finisce per lavorare con il suo rivale in Per piacere… non salvarmi più la vita di Richard Benjamin. Intraprenderà anche la carriera politica diventando sindaco della città di Carmel-by-the-Sea, in California, ma disgraziatamente, con l'arrivo degli anni Novanta, si fa sempre più vicina l'eclissi della sua fama. Per salvarsi, Eastwood prende la decisione di non essere diretto più da alcun regista, fuorché se stesso (eccezion fatta per Wolfgang Petersen in Nel centro del mirino). Sono gli anni dell'accorato ritratto jazz di Bird con Forest Whitaker - pellicola che gli farà vincere il Golden Globe come miglior regista -, quelli de La recluta con l'astro nascente Martin Sheen, e soprattutto del magnifico e sorprendente Cacciatore bianco, cuore nero, biografia del regista John Huston.

Consacrazione di un regista imperituro
I primi a scoprire e ad apprezzare la sua filmografia come regista sono gli europei che lo consacrano ufficialmente come uno dei più formidabili registi americani. L'America ha così un brusco sobbalzo e, dopo averlo criticato fino a disintegrarlo, passa a tesserne le lodi. Palpitante e commovente nelle inquadrature, spicca sempre qualcosa di spiritualmente denso nei suoi lungometraggi anche grazie alle sceneggiature perfette e alla particolare importanza data alla musica che accompagna le immagini riprese sempre nitidamente. Gli spietati è il suo capolavoro. Un western che gli fa guadagnare l'Oscar come miglior regia e film e la nomination come miglior attore protagonista.
Un successo che lo riporta a confermare la scelta di essere un narratore. Dirige Kevin Costner e Laura Dern in Un mondo perfetto, Meryl Streep nel romantico I ponti di Madison County, e poi tanti altri grandissimi attori in Mezzanotte nel giardino del bene e del male, Fino a prova contraria, Debito di sangue e Space Cowboys. Presidente della Giuria del Festival di Cannes nel 1994, Premio alla Carriera riservatogli dall'Academy nel 1995, nonché César alla Carriera nel 1998, Clint Eastwood si afferma come un Autore con la A maiuscola. Padre di otto figli (molti dei quali attori), sposato per ben due volte, fra l'altro con relazioni e convivenze alle spalle di molte compagne di set, appassionato di golf e proprietario di un ranch, nonostante uno dei riconoscimenti più ambiti (il Leone d'Oro alla Carriera al Festival di Venezia nel 2000), continua a lavorare imperterrito nel cinema e sforna alcuni dei suoi film più belli e autentici: Mystic River che gli farà piovere una valanga di nomination Oscar e una serie di premi internazionali sulla testa, ma soprattutto uno dei suoi film più belli Million Dollar Baby. Storia di un allenatore disilluso di boxe che porta sul ring una cameriera in cerca di riscatto e che gli frutterà ben 4 Oscar, fra cui film e regia. Cercherà di replicare con i film bellici Flags of Our Fathers (2007) e Lettere da Iwo Jima (2007), che raccontano la battaglia di Iwo Jima dal punto di vista americano e da quello giapponese, riuscendo però a ottenere solo le nominations come miglior film e miglior regia per il secondo.
L'anno successivo ci regala lo strepitoso Gran Torino, film in cui prende forma Walt Kovalski, il misantropo e razzista reduce di guerra. Nel 2010 realizza Invictus, film biografico su Nelson Mandela, e nel 2011 torna a dirigere Matt Damon in Hereafter, thriller soprannaturale incentrato sulle storie di tre persone che hanno conosciuto in qualche modo la morte.
Produttore, attore e regista, Clint Eastwood dimostra l'innata capacità di catturare l'attimo fuggente, quasi senza far capacitare lo spettatore del fatto che è pur sempre un'inquadratura quella che si sta guardando. I film di Eastwood hanno l'abilità di essere così veri da rendere il cinema un allungamento del nostro mondo, dei nostri occhi, dei nostri pensieri. Non è nella pellicola che si registrano suoni ed immagini, ma è nel nostro cuore. Non si tirano fuori i dialoghi di un film, ma le nostre viscere che fuoriescono dopo uno sparo dell'uomo della polvere.

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28 ottobre 2011 5 28 /10 /ottobre /2011 13:54

Biagio Antonacci nasce a Milano il 9 novembre 1963. Cresce a Rozzano, alla periferia milanese, nelle strade del suo quartiere e non trascorre molto tempo prima che inizi la sua ppassione per la musica.

Mentre studia per diventare geometra Biagio suona la batteria. Non smette di pensare alla sua più grande passione, sa di avere un talento musicale innato. Scrive canzoni e inizia a frequentare l'ambiente discografico milanese: nel 1989 ottiene il suo primo contratto discografico. Realizza così il suo primo album "Sono cose che capitano". Il disco contiene il brano "Fiore", che non lo fa passare inosservato.

Due anni dopo pubblica il disco "Adagio Biagio" (1991). Il grande pubblico comincia a conoscere l'artista milanese.
Il primo grande e importante successo arriva solo un anno più tardi: il singolo "Liberatemi", intenso, ritmato, orecchiabile, gira l'estate con il Festivalbar e promuove l'album che porta lo stesso titolo.
Prodotto da Mauro Malavasi, già arrangiatore e produttore di nomi illustri quali Lucio Dalla e Luca Carboni, l'album "Liberatemi" (che contiene tra gli altri pezzi le bellissime "Alessandra" e "Come siamo tanti al mondo", oltre che "Almeno non tradirmi tu", scritta da Eros Ramazzotti) arriva a vendere oltre 150 mila copie, e consacra con merito il nome di Biagio Antonacci nella scena pop italiana.

Grande appassionato di calcio, tifoso interista, Biagio Antonacci grazie anche alle sue discrete doti atletiche trova posto nella formazione della Nazionale Italiana Cantanti, che, capitanata dal veterano Gianni Morandi (padre di Marianna, futura sposa di Biagio, fonte d'ispirazione per molti suoi testi, anche dopo la fine della storia d'amore), promuove importanti manifestazioni con scopi benefici e di solidarietà.
Grazie all'impegno e l'esperienza con la Nazionale Biagio conosce don Pierino Gelmini e viene a contatto con il suo impegno nei confronti del recupero di giovani emarginati: Biagio Antonacci si impegna attivamente con le iniziative relative alla comunità.

Nel 1993 si presenta al Festival di Sanremo con la canzone "Non so più a chi credere": la sua prova ottiene un positivo successo di critica e di pubblico. Segue poi un tour che lo porta in giro per tutto il paese.

Il disco successivo esce nel 1994 e porta il nome semplice "Biagio Antonacci": nella squadra c'è ancora Mauro Malavasi. Il disco arriverà a vendere oltre 300 mila copie, e i brani "Non è mai stato subito" e "Se io se lei" confermano, qualora ce ne fosse stato bisogno, la sensibilità e la grande vena poetica di cui il cantante è dotato.

Nell'autunno del 1996 esce "Il mucchio", disco in cui Biagio Antonacci figura non solo come autore e interprete, ma anche come produttore. L'album contiene il brano "Happy family", scritto a quattro mani con Luca Carboni, "Se è vero che ci sei", il primo singolo.

Biagio Antonacci è un artista istintivo, il cui segreto è unico quanto semplice: una costante e inesauribile ispirazione. Il sesto album esce nella primavera del 1998: "Mi fai stare bene" è prodotto interamente da Antonacci. La title-track ancora una volta è un successone. Il brano "Iris (tra le tue poesie)" spopola. Le copie vendute superano il milione. Ancora una volta la sinergia tra la poesia e la melodia producono un risultato eccezionale. Rimane in classifica per due anni; i singoli estratti saranno cinque. Il tour che segue riceve lo stesso entusiastico riscontro (immortalato nel video ufficiale "Live in Palermo").

Nel 2000 il singolo inedito "Le cose che hai amato di più" precede l'uscita dell'album "Tra le mie canzoni", una sorta di raccolta fra vecchio e nuovo, in cui il cantante fa rivivere le canzoni più belle, tra versioni live e nuovi arrangiamenti.

Nel giorno del suo compleanno, il 9 novembre 2001 esce il disco "9/NOV/2001", anticipato dal singolo "Ritorno ad amare". Il disco porta in sè un valore sociale, esprime la bellezza, ma anche la grande difficoltà a manifestare ed analizzare i sentimenti in un momento in cui l'unica vera rivoluzione è l'amore.

Nello stesso anno Biagio Antonacci riceve il Premio Lunezia per il testo "Le cose che hai amato di più". Il patron della manifestazione Stefano De Martino, premiando l'opera ha dichiarato: "Biagio fa la rivoluzione con i sentimenti. E ci insegna che il passato non deve mai fermarci, che la memoria, i ricordi, sono soltanto un punto di partenza. Non c'è retorica nelle sue parole, ma solo la grande lezione dei cantautori che parlano d'amore, come Gino Paoli e Luigi Tenco del quale Antonacci può ereditare lo spirito libero".

Nel marzo 2004 esce "Convivendo parte 1", preceduto dal singolo "Non ci facciamo compagnia". L'album è da considerarsi parte di un progetto "a puntate": la seconda parte (altro disco) è prevista tra la fine del 2004 e l'inizio del 2005.
L'estate e il Festivalbar premiano "Convivendo parte 1" come miglior album dell'anno. Il tuor che segue è una serie di "tutto esaurito".

Il disco "Resta in ascolto" (2004) di Laura Pausini contiene il brano "Vivimi", parole e musica di Biagio Antonacci. Nell'occasione, parlando del suo futuro, Biagio ha dichiarato: "Ho tanti sogni. Uno dei più ricorrenti è quello di incidere con Laura Pausini un disco a due, come hanno fatto Mina e Celentano.".

Poi arriva "Convivendo parte 2" e il successo è nuovamente strepitoso, fino al 2007, quando ripete numeri di vendite astronomici con il nuovo album "Vicky Love".

Nel 2008 escono le raccolte "Best of Biagio Antonacci 1989 - 2000", "Best of Biagio Antonacci 2001 - 2007", e "Il cielo ha una porta sola". Torna con un nuovo disco di inediti nel 2010, dal titolo "Inaspettata".

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27 ottobre 2011 4 27 /10 /ottobre /2011 11:44

La chiave musicale è un simbolo che viene posto sul pentagramma e serve a fissare la posizione delle note e la relativa altezza dei suoni. Può essere posto all'inizio del pentagramma (maggioranza dei casi) oppure in un punto qualsiasi (ad es. a metà di una battuta o misura). I segni delle chiavi provengono da una progressiva alterazione grafica delle lettere dell'alfabeto gotico ovvero:

Convenzionalmente, le chiavi musicali assumono nove posizioni, rispetto alla linea sulla quale vengono poste, contraddistinte da un termine specifico:

  • per la chiave di Sol3
1. Chiave di violino francese, sulla 1ª linea (dal basso verso l'alto) del pentagramma
2. Chiave di violino, sulla 2ª linea del pentagramma
  • per la chiave di Do3
3. Chiave di soprano, sulla 1ª linea
4. Chiave di mezzosoprano, sulla 2ª linea
5. Chiave di contralto, sulla 3ª linea
6. Chiave di tenore, sulla 4ª linea
  • per la chiave di Fa2
7. Chiave di baritono, sulla 3ª linea
8. Chiave di basso, sulla 4ª linea
9. Chiave di subbasso, sulla 5ª linea

Le chiavi musicali sono tre ma sono sistemate in posizioni diverse dando la possibilità di porre sul pentagramma la maggior parte di note dei suoni più o meno gravi o acuti di cui ogni voce è dotata, evitando per quanto possibile il posizionamento delle note esterno al rigo tramite tagli addizionali.

 

 

 

A parte la prima e l'ultima posizione (C. di violino francese e C. di basso profondo), tutte queste posizioni sono utilizzate ancora oggi con il nome di setticlavio solo come esercitazioni nei corsi di teoria e solfeggio e di composizione che si tengono nei conservatori. Nella pratica comune, invece, il setticlavio è caduto completamente in disuso. Le uniche chiavi ancora usate, oltre quella di violino e quella di basso, sono la chiave di contralto (usata come chiave di impostazione dalla viola) e la chiave di tenore (usata come chiave ausiliaria da violoncello, trombone, fagotto, contrabbasso e controfagotto).

In tutte le edizioni moderne (successive al 1800), le parti di contralto, mezzo soprano e soprano si scrivono in chiave di violino, le parti di baritono in chiave di basso, mentre per le parti di tenore si usa la chiave di violino tenorizzata (ovvero una chiave di violino accompagnata da un segno convenzionale atto ad indicarne l'esecuzione all'ottava inferiore)

C CClef.svg chiave di Do3 (Do della terza ottava, detto anche do centrale)
F FClef.svg chiave di Fa2 (Fa della seconda ottava, immediatamente al di sotto del do centrale)
G GClef.svg chiave di Sol3 (Sol della terza ottava, sopra il do centrale)
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26 ottobre 2011 3 26 /10 /ottobre /2011 21:13

María Belén Rodríguez Cozzani, conosciuta comunemente come Belén Rodríguez o solo come Belén, nasce a Buenos Aires da Gustavo Rodríguez, di origini spagnole e italiane, e da Veronica Cozzani de Rodríguez, a sua volta figlia di immigranti provenienti da La Spezia[3]. Belén è la maggiore di tre figli, con Cecilia e Jeremias. Nel 2003 consegue il diploma di liceo artistico a Buenos Aires e successivamente si iscrive alla Facoltà di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell'Università di Buenos Aires.

Carriera

 

Belén Rodríguez ha iniziato la sua carriera lavorativa a 17 anni come modella in Argentina, a Miami e in Messico, conquistando diverse copertine importanti e come testimonial di diverse case di intimo, per poi proseguire in Italia dal 2005.

 

Nel 2007 e 2008 partecipa a Milano alle sfilate per la moda primavera/estate per la pin-up star collection.

 

 Nel 2008 diventa anche inviata del programma comico di Rai 2, Pirati con Marco Cocci, Selvaggia Lucarelli e Lisa Fusco,[7]. Nel giugno dello stesso anno compare in copertina del giornale Max fotografata da Conrad Godly,e in autunno partecipa come concorrente alla sesta edizione de L'isola dei famosi, condotta da Simona Ventura, classificandosi al secondo posto, alle spalle di Vladimir Luxuria che vince con il 56% delle preferenze contro il 44% della Rodríguez.[8]

 

Da gennaio 2009 conduce insieme a Claudio Amendola e Teo Mammucari l'undicesima edizione del popolare programma Scherzi a parte[9], e dall'8 giugno al 30 agosto ha condotto insieme a Teo Mammucari il noto gioco a premi della musica Sarabanda,[10] esibendosi anche come cantante e incidendo la sigla del programma, Dai muovi muovi, in coppia con le squillanti coriste, scritta da Mario Gardini e composta da Giovanni Paolo Fontana e Roberto De Luca.

 

 

La Rodríguez è stata per 4 anni, dal 2004 al 2008, legata al calciatore Marco Borriello[15]. La loro relazione termina appena dopo il suo rientro in Italia dopo la partecipazione all'isola dei famosi. A lasciarla è Marco, pesantemente infastidito da alcuni atteggiamenti da parte di Belén all'interno del reality verso un altro concorrente, Rossano Rubicondi.

 

La showgirl è attualmente fidanzata con Fabrizio Corona.

 

Nel 2007 viene sentita nell'ambito di una inchiesta per compravendita e uso di cocaina in alcuni locali di spicco di Milano assieme ad Aida Yespica, Francesca Lodo, Fernanda Lessa, Alessia Fabiani, Ana Laura Ribas, ammettendo di avere fatto uso personale di stupefacenti.

 

 

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23 ottobre 2011 7 23 /10 /ottobre /2011 22:56



Facebook consente agli utenti di caricare foto e creare un album fotografico personale delle proprie foto digitali. Le foto sono organizzate in uno o più album personali, da condividere con i propri amici. Ogni foto può essere corredata da una breve didascalia descrittiva dell'autore e dai commenti lasciati dagli utenti. In altri termini, ogni singola foto si trasforma in una sorta di forum tematico di un evento o di un ricordo fotografico con i propri amici. E' anche possibile "taggare" le persone ritratte in ogni singola foto, inserendo il nome della persona in coincidenza del suo volto ed eventualmente il suo nick name su Facebook. In questa pagina impariamo a caricare una foto su Facebook

Caricare foto su Facebook

Il primo passo da compiere per caricare una foto su Facebook è cliccare sulla voce "Foto", posta generalmente a sinistra nella propria home page personale su Facebook.

foto facebook

Cliccare su "Caricare foto"

Nella pagina seguente Facebook visualizza tre distinte possibilità: caricare una foto dal proprio computer, scattare una foto istantanea dalla webcam del computer o creare un album fotografico.

caricare foto su Facebook

Cliccate sulla prima opzione, "Carica una foto", per visualizzare il modulo di caricamento dell'immagine dal vostro computer.

Cercare la foto da caricare su Facebook

Tramite il pulsante "Sfoglia" è possibile cercare la foto da caricare (upload) tra quelle memorizzate nel computer di casa. Il formato consentito delle foto è JPG, GIF, PNG.

caricare una foto su Facebook dal computer

Selezionate la foto da caricare cliccando sulla stessa. E' anche possibile scrivere il nome e l'indirizzo dell'immagine direttamente nel campo di caricamento della foto. Per ultimare l'operazione di upload e caricare la foto su Facebook, cliccate sul pulsante "Condividi"

Visualizzare la foto caricata

Il caricamento è avvenuto correttamente. La foto è stata caricata e aggiunta alla vostra bacheca personale. Potete abbinarla ad un album fotografico o aggiungere una breve nota personale della foto.I vostri amici vedranno la foto in anteprima sulla loro bacheca sotto forma di aggiornamento del vostro profilo (es. "l'utente X ha caricato una nuovo foto").

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22 ottobre 2011 6 22 /10 /ottobre /2011 15:27

Quante volte ti è capitato di desiderare di bloccare un utente su Facbook? Bene in questa guida troverai le indicaziooni per farlo:

Innanzitutto devi andare in "impostazioni" in alto a destra, quindi clicca su impostazioni sulla privacy; una volta aperta la pagina in basso c'è il blocca persone: inserisci il nome della persona e premi blocca!

Il gioco è fatto la persona bloccata non vi darà più fastidio.

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20 ottobre 2011 4 20 /10 /ottobre /2011 12:35

Isabel Mebarak Ripoll, meglio e più semplicemente conosciuta come Shakira, nasce il 2 febbraio 1977 a Barranquilla (Colombia) da padre libanese (William Mebarak Chadid) e madre colombiana (Nidia del Carmen Ripoll Torrado). Muove i primi passi nel campo della musica scrivendo a otto anni la sua prima canzone. Guadagnandosi la fama di bambina prodigio, a tredici anni stipula il suo primo contratto con la Sony Music Colombia e pubblica il suo primo album intitolato "Magia".

Dopo essersi diplomata decide di dedicarsi interamente alla musica, registrando il suo secondo album "Peligro", accolto con buon successo. Ma è con il successivo "Pies descalzos" che raggiunge una straordinaria popolarità in America Latina, Brasile e Spagna. Le cifre su cui viaggia l'album superano abbondantemente il milione. In particolare va a ruba in Brasile, terra immensa e dall'altrettanto immenso mercato.

Il suo quarto album "Dònde estàn los ladrones?" viene prodotto in collaborazione con un grande della musica latina, Emilio Estefan, e onestamente il tocco magico si sente subito. La platea di fan di Shakira intanto si allarga agli Stati Uniti, Argentina, Colombia, Cile e Messico, proiettandola nell'empireo dei dischi di platino che cominciano a fioccare come manna nel deserto. D'altronde questo lavoro è stato baciato dalla buona sorta se è vero che le fa conquistare anche un ambìto Grammy e due Latin Grammy Award.

Ormai Shakira è incontestabilmente la regina del pop latino, capace di sedurre le folle con brani accattivanti, incisivi e cantati con una voce del tutto particolare, per nulla comune o banalmente mielosa. Anzi, il timbro di Shakira si distingue per un tratto virile che la rende riconoscibile fra mille.

Da tutto questo successo rimaneva un po' escluso il mercato europeo, che da poco aveva sentore del tifone latino e danzereccio che lo stava travolgendo. Ci pensa l'album successivo di Shakira a colonizzare musicalmente il vecchio continente. "Laundry Service" la scaraventa nelle top chart di tutti i paesi europei, grazie a brani-tormentone che diventano marchi di fabbrica.
L'album spazia dal tango di "Objection" al gusto mediorientale di "Eyes like yours", dalle innovazioni liriche di "Underneath your clothes" alla complessità melodica di "The one" per arrivare al pop-rock di "Whenever wherever", il primo singolo in vetta all'airplay radiofonico di tutto il mondo.

Mescolando sapientemente i suoni latinoamericani con accenti arabeggianti Shakira ha decisamente saputo crearsi uno stile unico, lontano da tanti concorrenti che l'assediano (Ricky Martin e company), mantenendo incontaminata la sua verve creativa nonostante abbia iniziato a comporre canzoni in inglese.

Molta della sua notorietà inoltre è dovuta ai vari spot che ha girato per le campagne pubblicitarie di numerosi marchi, rendendola davvero popolare.

Shakira ha anche altri numeri oltre alla voce e alla musica: un corpo mozzafiato e un'abilità tutta sua nel rispolverare le antiche movenze della danza del ventre.

Attualmente vive a Miami Beach, ed è legata sentimentalmente ad Antonio De La Rua, avvocato e figlio dell'ex presidente argentino.

Dopo il disco "Oral fixation vol. 2" del 2005 si è dovuto attendere parecchio per il nuovo lavoro uscito nel 2009 che si intitola "She Wolf".

Nel 2010 canta la canzone ufficiale dei mondiali di calcio sudafricani, "Waka Waka (This Time for Africa)".

 

La discografia

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18 ottobre 2011 2 18 /10 /ottobre /2011 16:30

La parola hockey deriva secondo alcuni dal termine 'hook', uncino che con buona probabilità doveva indicare il bastone dei pastori,  mentre secondo un altra teoria,  riprende il cognome di un colonello dell'esercito inglese che ideò una simulazione del gioco per far esercitare la propria truppa.

 

L'Hockey è uno sport praticato su ghiaccio nel quale due squadre si confrontano. Ogni formazione è composta da sei giocatori 5 in movimento, due difensori e tre attaccanti e un portiere; in alcuni casi il regolamento prevede che il portiere possa essere sostituito da un giocatore in movimento.  I giocatori scivolano sulla pista ghiacciata con i pattini ed utilizzando una mazza, o bastone, stick, muovono, controllano e tirano un disco di gomma dura , puck. Lo scopo del gioco è quello di centrare la porta avversaria con il puck. Il disco di gomma può essere mosso anche con il pattino ma non è consentito segnare tirando con il piede, così come non sono riconosciuti i goal segnati con le mani.

Oltre a pattini e bastoni ogni giocatore è dotato di uno specifico equipaggiamento protettivo che prevede l'impiego di un casco con la visiera, protezioni per la nuca , la laringe e la bocca, utilizzo del paradenti e guanti. Ancora protezioni sulle spalle e per la cassa toracica.
Diverso è l'equipaggiamento dei portieri che hanno un bastone differente rispetto ai giocatori in movimento,  con un'estremità molto più ampia;  hanno un casco che ha una maschera che protegge interamente il viso, un guanto dotato di scudo sulla mano che tiene il bastone, ed un guanto da presa.

 

Una partita di Hockey dura 60 minuti ed è divisa in tre tempi, drittel, della durata di 20 minuti ciascuno. Il tempo di gioco è effettivo, ciò vuol dire che ogni qualvolta si verifichi un interruzione il tempo viene bloccato al cronometro. Al termine di ogni tempo di gioco,  c'è una pausa di 15 minuti, indispensabile per il ripristino del ghiaccio sulla pista; inoltre ad  ognuna delle due squadre è consentito chiedere una sospensione del gioco di 30 secondi a partita.   Se al termine dell'incontro il risultato è ancora di parità,  in alcune partite,  viene disputato un tempo supplementare della durata di 5 minuti,  nel quale vale la regola sudden death,  la squadra che segna per prima vince. Se anche al termine del tempo supplementare la situazione permane di parità,  nelle competizioni ad eliminazione diretta o nel caso di alcuni campionati, si battono una serie di 5 rigori, shoot-out,  che continuano fino a quando il risultato non viene sbloccato da una delle due squadre. 


Gli ufficiali di gara delle partite di Hockey sono un arbitro, referee e due guardalinee, linesman.  L' arbitro ha come segno distintivo una fascia rossa su tutte e due le braccia; ha il compito di controllare il gioco nel suo complesso, quindi dalle azioni in pista, ai giocatori, all'operato dei suoi colleghi.  I guardalinee sono di supporto all'arbitro,  controllano i falli di linea e sono incaricati degli ingaggi.


Inoltre a bordo pista troviamo lo speaker e il cronometrista, il giudice che tiene il punteggio, il giudice per il video replay, particolarmente importante in caso di contestazioni sulle valutazioni arbitrali delle azioni di gioco; gli addetti alla panchina dei giocatori puniti e i due giudici di porta, che danno indicazione al pubblico di un goal avvenuto accendendo una luce rossa o con l'accensione di una luce verde segnalano un goal annullato. 
Infine diamo un'occhiata al campo da gioco: si tratta di una pista ghiacciata di forma rettangolare lunga fra i 60 e i 61 metri e larga  tra i 29 e i 30 metri; la pista che non ha angoli vivi ma arrotondati, è circondata completamente da una protezione alta circa 1,2 m al di sopra della quale c'è un ulteriore protezione in plexiglas, protezioni anche dietro le porte sempre a tutela della sicurezza del pubblico. Le porte di gioco sono alte 122 cm e large 183,  i pali sono di colore rosso e la zona antistante la porta è segnalata a terra da una bordatura semicircolare. Sul campo da gioco sono disegnate 5 linee , due di colore blu suddividono l'area di gioco in tre zone: attacco, difesa e zona neutrale; quest'ultima è ripartita a metà dalla linea di metà campo. Nell'area di gioco ci sono poi 5 cerchi di eguale grandezza, (raggio di 4,5 m) che indicano i punti di ingaggio;  la quarta e la quinta linea sono tracciate alle spalle delle porte di gioco e precorrono tutto il campo; la zona antistante ad esse è la zona neutrale. Nella zona neutrale sul lato lungo della pista si trovano le panchine.

 

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15 ottobre 2011 6 15 /10 /ottobre /2011 17:04
L'esordio nel giornalismo 

Una borsa di studio offertagli dalla Columbia University di New York per dedicarsi allo studio della lingua e della cultura cinese gli fornì la motivazione e la possibilità di licenziarsi dall'Olivetti (1969) per investire sulla professione giornalistica attrezzandosi di conoscenze sul paese asiatico e sugli esperimenti di nuova e utopistica organizzazione sociale in esso in atto in un'epoca di grandi fermenti e fenomeni politici di ripensamento critico dell'organizzazione occidentale. Dello stesso anno, in agosto, la nascita del suo primogenito Folco.

Dopo qualche collaborazione, prima per L'Astrolabio e poi per Il Giorno, Terzani finalmente ebbe l'opportunità, grazie al settimanale tedesco Der Spiegel, di recarsi in Asia come corrispondente.

Gli anni da corrispondente

Nel marzo del 1971 nacque la figlia Saskia. Terzani, con la moglie ed i due figli piccoli, si trasferì a Singapore. In quegli anni Tiziano ebbe l'opportunità di seguire da molto vicino le fasi decisive della Guerra del Vietnam, esperienza che diede origine ai suoi primi due libri.

In seguito collaborò anche con i quotidiani italiani Corriere della Sera e La Repubblica, diventando uno dei più importanti giornalisti italiani a livello internazionale.

Terzani è stato un profondo conoscitore dell'Asia, non solo per quanto riguarda le vicende storiche e politiche, ma anche dal punto di vista filosofico e culturale. Ha vissuto a Pechino, Tokyo, Singapore, Hong Kong, Bangkok e Nuova Delhi, che negli ultimi anni aveva eletto come sua seconda casa. Il suo soggiorno a Pechino si concluse quando venne arrestato e "rieducato" per un mese prima di essere espulso dalle autorità cinesi per "attività controrivoluzionarie".

Le esperienze di Terzani in Asia sono confluite, oltre che negli articoli per i giornali, anche in numerosi libri, a cominciare da Pelle di leopardo. Diario vietnamita di un corrispondente di guerra 1972-1973 (1973), che racconta le ultime fasi della guerra del Vietnam, e per finire con il suo ultimo lavoro: Un altro giro di giostra. Tra i libri più interessanti di Terzani si ricorda Un indovino mi disse, cronaca di un viaggio di un anno attraverso numerosi paesi dell'Asia, compiuto senza mai prendere un aereo, per seguire l'avvertimento datogli da un indovino.

Nel 1997 a Terzani è stato conferito il "Premio Luigi Barzini all'inviato speciale". Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 diede una sua risposta alle invettive anti-islamiche della scrittrice fiorentina Oriana Fallaci nel libro Lettere contro la guerra.

Gli ultimi anni

Il libro "Un altro giro di giostra" tratta del suo modo di reagire alla malattia, un tumore all'intestino, viaggiando per il mondo e osservando con lo stesso spirito giornalistico di sempre le tecniche della più moderna medicina occidentale e le medicine alternative; il viaggio più difficile, alla ricerca di una pace interiore, che lo portò ad accettare serenamente la morte.

Terzani si ritirò a trascorrere i suoi ultimi giorni ad Orsigna, il rifugio di una vita, sull'Appennino tosco-emiliano (Pistoia), spegnendosi il 28 luglio 2004. La ricerca della verità si spostò dai fatti all'interiorità, portandolo a concepire il giornalismo solo come una fase della sua vita.[2]

Le sue ultime memorie sono registrate in un'intervista televisiva intitolata "Anam, il senzanome" (dove Terzani parla anche della sua scelta etica in favore del vegetarismo[3]) e nel libro postumo La fine è il mio inizio, in cui Terzani riferisce al figlio Folco le proprie riflessioni di tutta una vita.

La sua attività di scrittore ricade in buona parte nell'ambito della periegesi, termine con cui si intende quel filone storiografico che, intorno ad un itinerario geografico, raccoglie notizie storiche su popoli, persone e località, verificate, per quanto possibile, dall'esperienza diretta.

Terzani non fu molto conosciuto in Italia durante la sua attività giornalistica, poiché la testata per la quale lavorava principalmente era un periodico tedesco, Der Spiegel (anche se scrisse saltuariamente per molte testate italiane tra cui L'Espresso), ma oggi è riconosciuto quale uno dei massimi scrittori italiani di viaggi del XX secolo, appassionato cronista del proprio tempo, entusiasta ricercatore della verità degli avvenimenti, dei suoi protagonisti e degli uomini suoi compagni di viaggio, fisico e spirituale: una mente tra le più lucide, progressiste e non violente di inizio XXI secolo.

Film [modifica]

Nel 2011 Terzani è stato omaggiato di un film basato sul suo ultimo libro, La fine è il mio inizio, con lo stesso titolo. Il film, che vede l'attore svizzero Bruno Ganz nei panni di Terzani e Elio Germano in quelli del figlio, è una produzione tedesca diretta dal regista Jo Baier.

Opere 

« Viaggiare era sempre stato per me un modo di vivere – si legge nel libro – e ora avevo preso la malattia come un altro viaggio: un viaggio involontario, non previsto, per il quale non avevo carte geografiche, per il quale non mi ero in alcun modo preparato, ma che di tutti i viaggi fatti fino ad allora era il più impegnativo, il più intenso. »
(Un altro giro di giostra)
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15 ottobre 2011 6 15 /10 /ottobre /2011 17:01

Tiziano Ferro nasce a Latina il 21 febbraio del 1980. Figlio di una casalinga e di un geometra, la sua famiglia, come molte altre dell'Agro pontino, è di origine veneta.

All'età di 5 anni, riceve come regalo di Natale una tastierina giocattolo: è il suo primo incontro con la musica. Tiziano inizia fin da piccolissimo a scrivere le canzoni, compone con mezzi molto semplici le varie basi e le "incide" con un registratore. Due di queste brevi canzoni scritte all'età di sette anni, sono state poi inserite al termine dell'album "Nessuno è solo".

Tiziano attraversa un'adolescenza difficile: è timido e soffre di bulimia con conseguente sovrappeso (arriverà a pesare centoundici chili). Trova uno sfogo nella musica e inizia a partecipare a corsi privati di chitarra, canto, pianoforte, batteria.

Nel 1996, all'età di sedici anni, entra nel Coro Gospel di Latina, dove si appassiona alle atmosfere e ai ritmi della musica nera americana.

Nel 1996-1997 partecipa ad un corso a distanza per doppiatore cinematografico e inizia a collaborare come speaker per alcune radio locali.

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